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RHUM: IL VIAGGIO DELLA CANNA DA ZUCCHERO (PARTE I)

 

Al solo sentir pronunciare la parola ‘rhum’ le suggestioni ci portano subito ai Caraibi, ma la canna da zucchero, materia di partenza per la produzione del rhum, prima di pervenire in questi luoghi paradisiaci, ha viaggiato per mezzo mondo: partendo dall’Asia e attraversando l’Europa, con l’avanzare della conquista degli arabi è giunta in Spagna e in Italia, in particolare in Sicilia, dove era conosciuta come ‘cannamele’, poi in Calabria spingendosi fino alla piana di Formia e qualche propaggine in Toscana.

Solo nel 1493, nel suo secondo viaggio verso le Americhe, l’italiano Cristoforo Colombo ha portato la canna da zucchero ai Caraibi. L’orizzonte produttivo del rhum allo stato attuale è vasto al pari dei territori colonizzati dalla canna da zucchero e la sua espansione è storicamente connessa allo sviluppo della produzione dello zucchero da parte degli zuccherifici.

In America in particolare il clima favorevole consentiva di ottenere delle rese in zucchero superiori, inoltre il costo della manodopera degli schiavi era decisamente inferiore, due fattori determinanti che hanno portato alla scomparsa della coltivazione dal Regno di Napoli nonostante il Mezzogiorno fosse uno dei pochi territori in Europa ad avere delle condizioni ambientali adatte.

Le origini del nome rhum sono incerte: per alcuni sono da ricercare nel termine inglese rumble, "gorgogliare" connesso quindi alla fase di fermentazione degli zuccheri estratti dalla canna; per altri deriva da un’abbreviazione usata dai monaci e derivante da Saccharum Officinarum, nome scientifico della canna da zucchero. In questo articolo si è deciso di adottare la denominazione francese Rhum, invece della più diffusa denominazione inglese Rum o spagnola Ron, la scelta è dettata da alcune differenze produttive che fanno della lavorazione francese la più adatta a mantenere una forte connessione agricola con la materia prima.

Ogni paese ha infatti interpretato la distillazione in base ai gusti e al bagaglio culturale e tecnologico in suo possesso, così gli inglesi hanno distillato rum con gli alambicchi pot-still già impiegati per fare whisky scozzese partendo dalla melassa, materia mielosa incristallizzabile residuo della lavorazione dello zucchero; gli spagnoli hanno distillato il loro ron con gli alambicchi continui impiegati per la distillazione del brandy partendo sempre dalla melassa; invece i francesi hanno lavorato con gli alambicchi del cognac e dell’armagnac partendo dal puro succo di canna da zucchero. Una scelta di stile assolutamente condivisibile per poter degustare una produzione che comunichi i sentori della materia prima senza lasciar prevalere l’invecchiamento in botte.

Naturalmente la distinzione è legata ad una tendenza di stile produttivo Inglese, francese e spagnolo ma non può rappresentare assolutamente la totalità delle distillerie di un territorio, soprattutto quelle artigianali, che poco si prestano a questo genere di schematizzazioni. Ai Caraibi, isole coloniali, tutti questi stili convivono uno di fianco all’atro e in alcuni casi sono ibridati; inoltre c’è la variabile del luogo di invecchiamento che insieme al processo di produzione scelto determina le caratteristiche di un rhum.

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